Una riflessione data-driven sul calo di iscrizioni nelle scuole
Il calo di iscrizioni è una diretta conseguenza del calo demografico. Le sue conseguenze sono inquietanti
Immaginate un'aula di scuola: il ronzio degli studenti che si mescola con il suono delle campanelle e il profumo di libri nuovi. È senz’altro una scena familiare, un ricordo condiviso che ci lega a un'esperienza universale - la scuola. Ma dietro questa scena, ci sono delle trasformazioni in corso, svelate da numeri e tendenze che raccontano una storia altrettanto reale. Immaginate ora quegli stessi banchi, un po' più vuoti anno dopo anno. Non solo un cambiamento nel nostro sistema educativo, ma un segnale di qualcosa di più grande: la nostra società che cambia. I dati mostrano una realtà inconfutabile - gli iscritti alle prime classi delle scuole primarie stanno diminuendo, e questo calo si estende come un'eco attraverso le scuole secondarie di primo e secondo grado.
Open Data della scuola: dove recuperarli?
Prima di addentrarci nell’analisi numerica vera e propria, però, vorrei spendermi in favore di una vera e propria miniera d’oro che è liberamente consultabile e da cui ho preso tutti i dati dell’articolo che state leggendo (al netto di quelli della natalità in Italia, che vengono direttamente dal sito dell’ISTAT: Popolazione e famiglie -> Natalità e fecondità -> Nati vivi dal 1999): il portale unico dei dati della scuola. Un portale contenente una mole incredibilmente vasta e ricca di informazioni. Io ho preso tutti i dati dall’area dedicata agli studenti, in cui è possibile scaricare dati sugli iscritti a tutte le scuole italiane (di tutti gli ordini, di tutti gli anni, pubbliche e paritarie) dall’anno scolastico 2015/2016 fino al 2022/2023: sesso degli alunni, nazionalità, indirizzi specialistici. Ho poi incrociato i dati degli studenti con i dati presenti nell’area dedicata alle scuole, dove ci sono informazioni sulle anagrafiche scolastiche (inclusi città, provincia, regione, zona geografica). L’obiettivo era quello di avere un livello di granularità maggiore del territorio nazionale per esaminare i dati di cui andiamo a parlare, e cioè i dati relativi alle iscrizioni degli studenti nel sistema scolastico italiano.
Iniziamo, dunque.
In picchiata nascite e iscrizioni alle classi iniziali
Sfogliando le pagine dei registri scolastici degli ultimi anni, emergono numeri che ci dicono qualcosa. Iniziamo con una cifra che colpisce: nel 2015, nelle scuole primarie pubbliche italiane, 539.843 bambini hanno varcato per la prima volta la soglia delle loro classi. Fast forward al 2022, e questo numero è sceso a 457.898. Questi non sono solo numeri in un registro; sono segnali di un cambiamento sottile ma costante che sta plasmando il futuro del nostro sistema educativo. In mezzo non ci sono picchi verso l’alto. Il trend è inesorabile:
Cosa ci dicono questi numeri? Per rispondere, dobbiamo guardare oltre le cifre. Confrontando questi dati con le statistiche di natalità, troviamo un filo conduttore affascinante ma ahimè ben poco sorprendente. La diminuzione degli iscritti nelle scuole primarie rispecchia un calo delle nascite pressochè analogo a quello che si è iniziato a registrare anni prima. Ogni bambino che non si siede in un banco di scuola primaria oggi è il riflesso di una culla vuota di alcuni anni fa.

Questo grafico ci svela una narrazione bidimensionale, dove le traiettorie di due mondi distinti - la nascita e l'istruzione - si intersecano e dialogano tra loro. In particolare, ho unito i dati delle iscrizioni dal 2015/16 e le natalità di 6 anni prima, ovvero la quantità di tempo che un genitore deve aspettare prima di iscrivere il proprio figlio alla prima classe di scuola elementare. Guardando la linea blu, si osserva un declino graduale ma costante nel numero di iscritti alle prime classi della scuola primaria, da oltre 530.000 bambini nel 2015 a meno di 460.000 nel 2022 (un calo del 14%). Questa discesa non è soltanto una curva su un grafico, ma il riflesso di aule che via via si svuotano, di risate e sussurri che si attenuano, di mani alzate che si diradano nel tempo.
Parallelamente, la linea arancione disegna un'altra realtà, quella delle nascite in Italia, che dal 2009 al 2016 segue un percorso del tutto analogo, scendendo da quasi 570.000 neonati a meno di 480.000, con un calo di oltre il 15%. Il legame tra queste due linee non è casuale: è il segno tangibile di come la demografia influenzi i banchi di scuola, di come ogni nascita mancata si traduca anni dopo in un banco vuoto.
Aggiungiamo a questo grafico anche gli iscritti alle classi iniziali delle scuole secondarie di primo e secondo grado per avere una panoramica più completa:

Come notiamo il trend in dimunizione è evidente anche per la scuola secondaria di primo grado, anche se in misura meno marcata e in “ritardo” di un paio di anni scolastici rispetto alla scuola primaria. Lievemente più stabile ma comunque evidente il calo delle iscrizioni nelle secondarie di secondo grado, fatto salvo il record negativo del 2020/21, ampiamente recuperato negli anni successivi. Nei grafici precedenti si sono considerati tutti gli iscritti, a scuole pubbliche e paritarie. Possiamo avere tuttavia anche questa informazione differenziata per tipologia di scuola (pubblica/paritaria):

Come vediamo la diminuzione degli iscritti nelle prime della scuola elementare riguarda soprattutto le scuole pubbliche, mentre il numero di alunni delle paritarie rimane sostanzialmente invariato nel tempo. Anche negli altri ordini di scuola si registra lo stesso andamento (diminuzione di iscritti nelle pubbliche, numero invariato per le paritarie).
Analisi geografica
Ma si sa che il nostro tessuto nazionale è molto variegato, e spesso è fuorviante accomunare una scuola di una metropoli con una di montagna. Per questo ho condotto delle analisi basate sul territorio.

Nel calo demografico generale su tutto il territorio nazionale (ovunque almeno pari al 15%) è evidente che a fare le spese del calo di iscritti sono soprattutto Sud e Isole, mentre Nord Italia e Centro hanno delle diminuzioni di iscritti alle prime molto più contenute.
Cosa succede invece anno per anno? E negli altri ordini di scuola?
Nelle secondarie di primo grado il trend in diminuzione è evidente solo nelle scuole del sud Italia e nelle isole. Tiene botta invece la secondaria di secondo grado, in cui c’è anche un lievissimo aumento degli iscritti nel nord e nel centro. È però lecito pensare che il calo di iscritti nelle primarie, che invece ricopre tutta la penisola, si ripercuoterà nel giro di pochi anni anche nelle scuole superiori.
In ultima analisi, analizziamo il numero di alunni per classe:
Anche qui notiamo un trend negativo, stavolta però trasversale a tutti gli ordini di scuola.
Quindi, ricapitolando, ragionando sulle iscrizioni alle classi iniziali:
- Keypoint 1: il calo demografico negli anni si è ripercosso direttamente su un calo degli iscritti nelle classi iniziali delle scuole primarie; sicuramente il trend si ripercuoterà nelle secondarie di primo e secondo grado nei prossimi anni
- Keypoint 2: L'analisi dei dati mostra che il declino demografico non è uniforme nelle diverse aree geografiche, indicando che il calo degli iscritti è più pronunciato nel Sud e nelle Isole
- Keypoint 3: Il calo degli iscritti si riferisce solo alle scuole pubbliche mentre le scuole paritarie hanno un trend abbastanza costante (con un lieve aumento nelle scuole secondarie di secondo grado)
- Keypoint 4: Sebbene il calo demografico sia una realtà in tutto il paese, la resistenza del numero di iscritti nelle scuole secondarie di secondo grado del Nord e del Centro potrebbe suggerire una maggiore resilienza demografica nel nord o una maggiore attrattività di queste regioni per le famiglie con figli in età scolare.
Calo degli iscritti: cosa comporta?
Mentre i corridoi delle nostre scuole riecheggiano di passi sempre più isolati, un'ombra si allunga sul futuro del nostro sistema educativo e del tessuto sociale italiano. Aule che si svuotano e voci che si affievoliscono, mentre insegnanti sempre più anziani provano a misurarsi con generazioni sempre più lontane dalla loro. È inevitabile infatti che il persistente calo degli iscritti nelle nostre scuole si ripercuota sul personale scolastico.Più fonti (Il Sole 24 ore, voglioinsegnare.it) prefigurano un quadro preoccupante: nei prossimi anni, si prevede la chiusura di circa 1200 istituti scolastici, con una conseguente contrazione di dirigenti e mancate assunzioni per migliaia di insegnanti.
Il vero allarme, tuttavia, suona quando ci spostiamo a considerare le conseguenze a lungo termine di questa evoluzione demografica. Il calo degli iscritti si tradurrà in un futuro mercato del lavoro contratto, con meno giovani pronti a entrare nelle professioni e a supportare il sistema di welfare. Questa diminuzione della forza lavoro giovanile pone preoccupazioni significative per la tenuta del sistema pensionistico, che si basa su un equilibrio tra lavoratori attivi e pensionati – un equilibrio che rischia di essere compromesso dalla riduzione del numero di contribuenti.
In risposta a questo trend, siamo in mano alla nostra classe politica. E le politiche che dovrebbero essere adottate non dovrebbero riguardare solo il sistema educativo in senso stretto, ma anche politiche di sostegno alle famiglie e alla natalità, politiche migratorie in ingresso intelligenti, per garantire che il calo demografico non si traduca in un declino irreversibile.
Concludo linkando un repository su cui potete trovare il jupyter notebook usato per estrarre questi e altri grafici e soprattutto contenente un dataset contenente tutti i dati relativi a iscritti e scuole dal 2015/16 al 2022/2023, che ovviamente verrà aggiornato ogni anno:
https://github.com/giuseppemastrandrea/schools-demographics
As usual, fatene buon uso!